LE REGOLE AUREE DI STANLEY KUBRICK PER UNA VITA ASSENNATA E RESPONSABILE
Che Stanley Kubrick (1928-1999) sia stato un regista talmente esigente da essere diventato famoso anche per aver fatto spesso girare più e più volte alcune scene di films ai suoi attori è alquanto risaputo. Ma che egli sia stato altrettanto esigente nella vita privata è cosa meno nota. O almeno lo è stata fino a quando non è apparso sulla scena mediatica il signor Emilio D’Alessandro, un italiano migrato da Cassino a Londra che ebbe la ventura di prestare servizio da Kubrick, prima come autista e poi come factotum, per quasi 30 anni. Un lungo periodo durante il quale egli visse molto vicino al famoso regista statunitense, trasferitosi in Inghilterra, autore di films quali Dr. Strangelove, Clockwork Orange, Barry Lyndon, The Shining, Full Metal Jacket, etc., che hanno segnato la storia del cinema. Divenendo emblematici di un’estetica visiva che si è distinta anche come maniacale ricerca di una ‘perfezione’ ideale, ovvero di attenzione a ogni minimo dettaglio (formale, cromatico, etc.) delle immagini in movimento nel loro insieme e nell’offrirsi alla percezione degli spettatori.
Tra le altre cose, a D’Alessandro va ascritto il merito di aver fatto conoscere al pubblico l’esistenza di un dodecalogo (un elenco di 12 regole chiamate BASIC TRAINING), di cui Kubrick, quale autore, era solito attendersi il rispetto. Si tratta di una sorta di ‘comandamenti’, scritti in maniera chiara su semplici fogli di carta che potevano trovarsi in vari ambienti della Childwickbury Manor, la grande casa-studio a nord di Londra comprata da Kubrick nel 1978, o che venivano consegnati in fotocopia ai partecipanti occasionali del suo entourage.
Tale dodecalogo può reputarsi espressivo delle idiosincrasie di Kubrick e delle sue preferenze per i comportamenti corretti e responsabili, anche nelle eventualità casuali e imprevedibili. Le regole ivi elencate sono infatti quasi tutte riferite a situazioni ipotetiche cui di solito si darebbe poca o punta importanza, le cui azioni richieste non devono però essere svolte sciattamente, ma necessitano anch’esse della giusta attenzione, accuratezza, consapevolezza di ciò che si fa.
Si direbbe che Kubrick sia stato in tal senso un autentico situazionista, incline comunque ad avallare più la sostanza della parvenza, più la pratica della teoria, più i risultati dei propositi, in empatia con l’approccio pragmatico che negli USA permeò estesamente le correnti filosofiche e di pensiero.
Leggendo il dodecalogo si capisce chiaramente quanto Kubrick sia stato un maniacale cultore del senso di responsabilità, per il quale non esistevano differenze tra vita pubblica e vita privata. Ogni azione, ovvero ogni faccenda (cose da farsi), doveva essere sempre attentamente pensata e attuata. Lo confermano i tanti foglietti, scritti a mano o a macchina, che Stanley dava o faceva trovare a Emilio per indicargli minuziosamente cosa e come doveva essere fatto. Un’assegnazione di compiti alquanto insolita, ma previdente e sagace, tesa a ridurre al minimo le possibilità di errori.
Se per molti aspetti il geniale regista poteva apparire casual e informale nel vestirsi e nell’intrattenersi con amici e collaboratori, per altri aspetti egli era quindi più che rigoroso nell’esigere comportamenti consoni e corretti, rispondenti alle circostanze.
Il dodecalogo potrebbe essere visto come sfondo culturale dell’insegnamento sbraitato che il Sergente Maggiore Hartman impartisce alle reclute dei marines nel film Full Metal Jacket. Il suo tono è però più esortativo che ammonitivo, sebbene le regole basiche si concludano immancabilmente con un punto esclamativo ! Delineando l’assertività di un’etica improntata in ogni circostanza al costante senso di responsabilità e alla dimostrazione di sapersela cavare. Alla predilezione, se non proprio alla mania, per le cose ben fatte (o fatte al meglio), in maniera garbata e accurata, solerte e appropriata, nel rispetto di ognuno nei confronti degli altri.
Per questo, bisogna essere grati a Emilio D’Alessandro e a coloro che lo hanno scoperto e ne hanno maieutizzato i ricordi: Filippo Ulivieri, titolare di un documentatissimo sito web su Kubrick e coautore del libro Stanley Kubrick e me (1a edizione 2012); Alex Infascelli, regista del docufilm S come Stanley (2015) che ha vinto il David di Donatello 2016 nella sua categoria.
Va peraltro detto che le regole stilate da Kubrick non sono molto difficili da mettere in pratica, trattandosi di regole per molti aspetti di semplice buon senso. Ma proprio in ciò consiste il loro valore speciale: nel conferire ai gesti che potremmo compiere distrattamente, senza pensarci, il pregio di un’etica basata sull’autodisciplina, sulla scrupolosità, sulla precisione, etc., ovvero sui fattori che distinguono chi opera responsabilmente da chi si comporta invece senza riguardi.
Nei contesti di cialtronaggine diffusa, di sciatteria, di negligenza, etc., le 12 regolette di Kubrick possono quindi costituire un saldo riferimento per il mantenimento di dignitosi livelli di civiltà umana, ovvero un efficace antidoto contro il menefreghismo deleterio.
Essendo anch’io alquanto fissato con le cose e le azioni ben fatte (pur trovandomi spesso nelle condizioni di dover seguire il noto motto surtout pas trop de zèle, attribuito a Talleyrand), devo dire che quando ho saputo dell’esistenza del dodecalogo ho ancor più ammirato Kubrick. Apparendomi egli come colui che oltre ad aver creato autentici capolavori filmici ha eternato, per iscritto, il valore enorme delle piccole cose fatte accuratezza acribica, non solo nel cinema ma sempre e comunque.
Senza voler peccare di lesa maestà, mi sono quindi permesso, nel trascrivere il dodecalogo e nel ritradurlo in italiano, di aggiungere alle regole di Kubrick alcuni addenda personali, ritenuti compatibili con lo spirito di ciò che credo stesse davvero a cuore al maestro.
Trattandosi più che altro di un gioco, penso anzi che altre persone (quali i lettori di questo sito) potrebbero aggiungere le loro personali regole da seguire, implementando in tal modo il dodecalogo kubrickiano che diverrebbe una sorta di ‘opera aperta’, estendibile, resa ancor più atta a giovarsene e a farne tesoro.
BASIC TRAINING (di Stanley Kubrick)
1. if you open it, CLOSE IT ! (se lo apri, CHIUDILO !)
2. if you turn it on, TURN IT OFF ! (se lo accendi, SPEGNILO !)
3. if you unlock it, LOCK IT ! (se lo sblocchi, RIBLOCCALO !)
4. if you break it, REPAIR IT ! (se lo rompi, RIPARALO !)
5. if you can’t fix it, CALL IN SOMEONE WHO CAN ! (se non riesci ad aggiustarlo, CHIAMA QUALCUNO CHE LO SAPPIA FARE !)
6 . if you borrow it, RETURN IT ! (se lo prendi in prestito, RESTITUISCILO !)
7. if you use it, TAKE CARE OF IT ! (se lo usi, PRENDITENE CURA !)
8. if you make a mess, CLEAN IT UP ! (se fai un pasticcio, RIPULISCI !!!)
9. if you move it, PUT IT BACK ! (se lo sposti, RIMETTILO A POSTO !)
10. if it belongs to someone else, GET PERMISSION TO USE IT ! (se appartiene a qualcuno altro, OTTIENI IL PERMESSO DI USARLO !)
11. if you don’t know how to operate it, LEAVE IT ALONE ! (se non sai come adoperarlo, LASCIALO STARE !)
12. if it doesn’t concern you, DON’T MESS WITH IT ! (se non ti riguarda, NON TI IMMISCHIARE !)
ADDENDA (IMPLEMENTABILI)
(di EMas)
13. se dici di saperlo fare, DIMOSTRA DI SAPERLO FARE ! (if you say you know how to do it, SHOW YOU KNOW HOW TO DO IT !)
14. se fai beneficienza, NON VANTARTENE ! (if you do charity, DON’T BRAG ABOUT IT !)
15. se fai beneficienza, NON FARLA A SPESE ALTRUI ! (if you do charity, DON’T DO IT AT THE EXPENSE OF OTHERS !)
EMas (Emanuele Masiello) – Gennaio 2017