Al Saltino di Vallombrosa, la villa-castello di Acquabella, opus magnum di Corinto Corinti (emasphotos 16 luglio 2023)
Ha avuto un’ottima idea l’avvocato Domenico Dentamaro nel proporre di invitare il maestro Michelangelo Pistoletto, in occasione di una sua trasferta a Vallombrosa per un incontro pubblico, a visitare la villa-castello di Acquabella. La sontuosa magione di cui l’uomo di legge è proprietario, che per l’occasione ha fatto da sfondo a un allestimento da egli stesso ideato e messo in pratica, consistente nell’esposizione di oggetti comuni dismessi (pentole, utensili, gomiti di tubi, etc.), considerabili alla stregua di objets (re)trouvés e accostati a piantine grasse e altro, in una insolita riedizione del rapporto tra artificio e natura, di ascendenza rinascimentale.
Devo però dire che la proposta dell’avvocato, formulata per il tramite di chi scrive, ha potuto realizzarsi solo grazie all’impegno fattivo di Angelo Rabatti, organizzatore del festival Foresta Maestra che negli ultimi anni sta vivacizzando parecchio la vita culturale di Vallombrosa e del Saltino, in Comune in Reggello, mediante iniziative di vario tipo che sono lodevoli per l’intento di promuovere il risveglio d’interesse per queste località, un tempo molto rinomate, che hanno subìto un mesto declino attrattivo.
Michelangelo Pistoletto, Venere degli stracci, 1967-2013, polistirene, resina e acrilico, 300x450x150 cm. © Ph. A.Lacirasella. Da: https://www.biancoscuro.it/site/michelangelo-pistoletto-a-palazzo-reale/
Così, grazie a Domenico e ad Angelo, oltre che a me stesso che sono stato felice d’attivarmi, abbiamo avuto il grande onore di avere ospite Michelangelo Pistoletto, uno dei massimi artisti viventi, accompagnato dalla moglie, signora Maria Pioppi Pistoletto, e da alcuni stretti collaboratori, tra cui Allegra Loro e Chiara Belliti. Tutti venuti dalle parti di Biella, ove il maestro, colà nato nel 1933, ha creato dal 1998 la sua cittadella dell’arte (la Fondazione Pistoletto), ovvero una delle imprese creative più ambiziose e speciali, in Italia e nel mondo occidentale.
Non voglio però parlare a lungo dell’opera di Pistoletto, che in molti conoscono e che è agevolmente conoscibile mediante l’accesso alle tante fonti informative. Basti solo dire che egli fu tra i protagonisti della cosiddetta “Arte Povera”, germogliata specie in Piemonte nell’ambito delle neoavanguardie degli anni Sessanta del secolo scorso. La famosa Venere degli stracci del 1967 si ricorda come un’opera iconica di quel periodo, tesa a sondare gli effetti estetici dell’accostamento per contrasto tra l’adamantina classicità artistica e gli scarti prodotti all’epoca dalla società dei consumi. Il maestro continuò comunque ad avere un ruolo eminente nelle tante vicende che segnarono la metamorfosi dell’arte visiva nei decenni successivi, fino a giungere alla recente elaborazione del Terzo Paradiso, un concetto graficizzato che egli promuove con passione, tendente a rinnovare l’aspirazione all’unione tra artificio e natura.
Michelangelo Pistoletto, Ritratto di due donne nude che ballano, 1964. Fondazione Santa Maddalena, Reggello (FI). Da: Beatrice Monti della Corte, I miei scrittori e altri animali, La Nave di Teseo 2021
Quanto al suo legame con Firenze e dintorni, esso è attestato dalla presenza in loco di varie opere, tra cui un Ritratto di due donne nude che ballano (del 1964), eseguito su un supporto lucidato a specchio, che fu comprato da Beatrice Monti della Corte, moglie dello scrittore Gregor von Rezzori, ed esposto attualmente nella sede della Fondazione Santa Maddalena, nella campagna di Reggello, prestigiosa istituzione che ospita scrittori provenienti da tutto il mondo. Vi è anche la famosa scultura di pietra intitolata Dietrofront (del 1984), situata in Piazza di Porta Romana a Firenze, che ho sempre ammirato per l’insolito equilibrio statico delle due figure femminili (una verticale e una orizzontale), per gli interrogativi ermeneutici che essa sollecita, oltre che per l’azzeccata collocazione (scelta espressamente da Pistoletto !) , lievemente disassata rispetto all’aiuola centrale, in modo da segnare l’esatto fulcro visivo di vari assi stradali, come raramente si riscontra in Firenze, città tutt’altro che d’aura barocca. Vorrei inoltre ricordare, a margine, l’Autoritratto con occhiali gialli (1973) che mi piacque talmente tanto, quando lo vidi esposto a Bologna Arte Fiera 2024, da pubblicarlo in questo sito web.
Michelangelo Pistoletto, scultura intitolata Dietrofront (1984), in Piazza di Porta Romana a Firenze (emasphotos 25 gennaio 2023). L’esatta ubicazione dell’opera fu scelta espressamente dal maestro
Voglio però insistere sul valore speciale dell’esperienza di averlo avuto ospite, e di aver potuto parlare con lui da vicino, a stretto contatto, sorbendo la sua comunicativa da artista sapiente, oltre che da grande uomo di cultura quale egli è. Per niente sofisticato ma direi piuttosto schietto e diretto, forte di una conoscenza profonda dei molteplici aspetti dell’esistenza umana, tale da non far sembrare esagerato il panegirico che mi sto accorgendo di tessergli.
Un uomo poco spocchioso, poco incline alle quisquilie, refrattario per natura alle banalità e ai conformismi mentali. Il quale è riuscito a farsi ascoltare con attenzione, sul gremito Pratone di Vallombrosa, anche al cospetto di ben tre docenti universitarie (della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa), chiamate a dibattere sui temi della condizione femminile, della denatalità in occidente, etc. Esponendo, il maestro, dei ragionamenti tutt’altro che peregrini anche se uditi con perplessità dagli astanti, quale quello riguardante il richiamo alla tesi, ben nota in sociologia e antropologia, secondo la quale la denatalità in occidente ha iniziato a diffondersi da quando le donne sono state in qualche modo costrette a lavorare in fabbrica.
Michelangelo Pistoletto, Autoritratto con occhiali gialli, 1973, Serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, cm 100×70 (da: https://www.emas.news/bologna-arte-fiera-2024-alcune-opere-piaciute/)
La giornata di domenica 1 settembre 2024, trascorsa in compagnia di Michelangelo Pistoletto nelle foreste di Vallombrosa, a est di Firenze, è stata quindi una di quelle che resterà impressa nella memoria, per il privilegio che in tanti abbiamo avuto, anche grazie al piacevole clima conviviale, di trarre linfa preziosa dal maturo e solido sprazzo di cultura artistica e di umanità, davvero pregevole, che il sommo maestro ci ha donato. Dimostrando quanto sia importante, per le speranze di rinascita dei luoghi, il coinvolgimento di persone che abbiano carature culturali e risorse creative davvero degne di ammirazione.
EMas (Emanuele Masiello) – 8 settembre 2024