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Non è passata sotto silenzio la distruzione inconsulta e a sorpresa della Geller House I, opera del famoso designer-architetto Marcel Breuer (1902-1981), ungherese di nascita ma statunitense d’adozione, che fu tra i più influenti protagonisti del Movimento Moderno.
Si sa che non tutto è preservabile e degno di essere ammantato di valori storico-culturali, come insegna la dottrina (e la prassi) della “patrimonizzazione” architettonica. La prima dimora costruita da Breuer per i facoltosi coniugi Bertram e Phyllis Geller, nella località balneare di Lawrence in Long Island, a non molta distanza da New York City, aveva tuttavia autorevoli titoli per costituire una doverosa eccezione. In virtù dei quali, a parere non solo degli specialisti o dei biografi di Breuer, non meritava di essere rasa al suolo senza preavvisi, nel compiersi di uno scempio che potremmo definire “a sorpresa”.
Basti dire che l’abitazione per i Geller fu la prima importante opera realizzata da Breuer dopo la separazione professionale dal suo celebre mentore Walter Gropius. Che l’aveva fatto emergere tra i tanti allievi del Bauhaus a Weimar e a Dessau in Germania, prima della migrazione di entrambi a Londra, in UK, e poi ad Harvard, negli USA, dove avevano creato un sodalizio di breve durata ma fecondo per l’architettura americana del periodo. Basti inoltre aggiungere che la Geller House I fu pubblicata in numerosi libri e periodici (“House & Garden”, “Progressive Architecture”, “Architectural Review”, “L’Architecture d’Aujourd’hui”, “Werk”, etc.), che ne sancirono l’ampio successo critico da cui giunse a Breuer l’occasione di mettersi in proprio e spostare l’ufficio da Cambridge a New York.
Vi sono comunque varie altre ragioni che fanno della Geller House I, nel campo delle residenze private inserite entro ampie aree pertinenziali tenute a giardino, un’opera tra le più insigni del modernismo architettonico statunitense di metà secolo, che come è noto trasse benefici notevoli dall’apporto di tanti migranti costretti all’espatrio oltreoceano dai regimi autoritari europei.
L’archivio digitale di Marcel Breuer
Esse sono tra l’altro rinvenibili nell’archivio documentario che le Biblioteche della Syracuse University (avente sede nello Stato di New York), insieme ad altre istituzioni culturali, hanno provveduto meritoriamente a digitalizzare e rendere consultabile on-line, chiamandolo MBDA (Marcel Breuer Digital Archive).
Nella scheda dedicata alla Geller House, si legge quanto segue:
«Nel novembre del 1944, Bertram e Phyllis Geller commissionarono una casa a Lawrence, Long Island. Breuer connotò la casa come un modello di casa prefabbricata, che gli consentì di aggirare le restrizioni dei tempi di guerra, sulla costruzione e sui costi.
Egli progettò una casa binucleare con un tetto a farfalla. L’esterno era rivestito con tavole verticali di legno di cedro, alleggerito da ampie aperture dal pavimento al soffitto, entro muri in pietra di campo. Un lungo e sottile rettangolo conteneva il soggiorno e la sala da pranzo, insieme alla cucina, al ripostiglio e alla stanza di servizio. Un’altra ala ospitava le camere da letto e le sale giochi per bambini. Un ingresso aperto su un portico collegava i due volumi.
Breuer costruì anche un garage separato con una casa per gli ospiti e progettò l’arredamento della casa.
Creò per i Geller armadi a muro su misura, tavoli e tre tipi di sedie di base, tra cui una poltrona, una sedia da pranzo e una sedia impilabile. Le sedie furono costruite in compensato laminato dalla Theodore Schwamb Company, che produsse anche i tavoli. Irving e Casson costruirono alcuni degli armadi.
La Geller House ricevette un’attenzione molto favorevole da parte della stampa e fu il progetto vincitore di un concorso sponsorizzato da “Progressive Architecture”».
La descrizione è chiara nel far capire che la casa costituì all’epoca un’opera alquanto speciale, caratterizzata da impianto “bi-nucleare”, tetti ad “ali di farfalla”, abbinamento di pietra rustica e rivestimenti lignei per le pareti esterne.
In merito alla particolare forma del tetto, Breuer si ispirò quasi sicuramente al noto progetto elaborato intorno al 1930 da Le Corbusier per una casa di vacanze da costruirsi a Zapallar, sulla costa meridionale dell’Oceano Pacifico, per il diplomatico cileno Ortuzar Errazuriz. Per quanto attiene ai materiali, diversi dal solito intonaco chiaro, si può invece richiamare il gusto “brutalistico”, allora crescente, per la ricerca di effetti meno algidi e più naturali.
Da quanto riferito sulla base dei documenti d’archivio si evince altresì che la casa si distinse per essere una sorta di Gesamtkunstwerk (opera d’arte totale), alla cui creazione Breuer dedicò la sua nota abilità tecnico-estetica, vieppiù affinatasi in età matura.
La soddisfazione dei clienti dovette essere senza riserve. Poco più di 20 anni dopo essi si rivolsero infatti ancora a Breuer per costruire la Geller House II (1967-69), sempre a Lawrence, alla quale l’architetto conferì invero una forma affatto diversa dalla prima.
Designer d’eccezionale bravura
Devo dire che da quando ho iniziato ad interessarmi di materie artistico-architettoniche ho molto amato Marcel Breuer. Il quale rivelò inizialmente la sua eccezionale bravura soprattutto nel design degli arredi mobili, che divennero iconici nel panorama visivo della modernità contemporanea. L’uso del tubolare d’acciaio, un materiale prodotto industrialmente, economico e resistente, fu un’intuizione geniale che identificò per sempre lo stile di Breuer, improntato alla tecnicità basica ma innovativa, alla praticità e semplicità, alla comodità d’uso. Ne sono stato a tal punto cultore che molte sedie che ho in casa sono esemplari della famosa “Cesca” (o B32), ideata intorno al 1928, il cui nome ricorda quello della figlia adottiva di Breuer, che si chiamava Francesca. Semplicemente “incriticabili”, com’ebbe ad asserire il mio amico Walter Di Salvo che ne possedeva anch’egli tante nella sua casa di Punta Ala nella Maremma toscana.
Non si può negare che Breuer sia stato uno dei grandi artefici dell’immagine mondiale che hanno assunto e mantenuto l’industrial design e l’architettura durante il Novecento e oltre. Lo confermano tante altre opere di pregio che egli realizzò negli Stati Uniti e altrove, dalla fine della guerra in poi, che ci fanno sentire ancor più in dovere di onorare il talento di un uomo che ha dato davvero tanto alla creazione di una cultura estetica dei cui valori siamo tutt’oggi intrisi.
La distruzione della Geller House I appare quindi ancor più sconsiderata, quantunque l’opera avesse perduto da tempo la sua originaria facies esteriore. Non è infatti giustificabile il dichiarato intento dei proprietari di volere costruire un’abitazione di maggior pregio, in sostituzione di essa. Cosa che per la verità pare tutt’altro che possibile, nella realtà dei fatti e nell’afflizione di chi ancora non riesce a credere in ciò che è accaduto.
Triste epilogo
La storia ci mostra che gli atti stolti e rozzi hanno leso più e più volte il patrimonio architettonico, essendo innumerevoli le opere interessanti, talvolta persino di sommo pregio, eliminate o sfregiate senza tanti scrupoli.
Nel caso dell’abitazione dei Geller, non si ha nemmeno il rimorso di non aver fatto abbastanza per impedirne la distruzione, essendo stata appresa la ferale notizia della sua scomparsa quando ormai il misfatto era compiuto. Nondimeno, siamo rimasti basiti nell’aver saputo che la Geller House I di Marcel Breuer, opera di spicco della modernità architettonica statunitense, non c’è più. Rasa totalmente al suolo, la notte tra il 24 e il 25 gennaio 2022, per far posto a una abitazione più grande e confortevole, con campo da tennis, rispondente a meri fini di lucro immobiliare che rendono ancora più triste la vicenda.
Non sembri quindi esagerato lo scoramento che giunge dal Docomomo US, la cui direttrice esecutiva Liz Waytkus si è spesa molto per riaffermare il valore architettonico della Geller House I e per biasimare il comportamento di chi ha mancato di riflettere a fondo prima di compiere l’irrimediabile atto distruttivo. Purtroppo, malgrado il battage comunicativo promosso dall’autorevole associazione che si occupa di documentare e conservare l’architettura moderna, adoperatasi fino all’ultimo presso le istituzioni locali, non si è riusciti a scongiurare lo scempio. Che in qualche modo scalfisce l’opinione diffusa, peraltro fondata, che gli USA siano un Paese niente affatto disattento al patrimonio architettonico anche moderno, la cui attrattiva è valsa a conseguire politiche turistiche e culturali di successo.
Nemmeno l’identificazione dell’opera quale risorsa storica, promossa nel 1981 dalla Society for the Preservation of Long Island Antiquities (SPLIA), è riuscita ad approdare in tempi utili all’emissione di provvedimenti di tutela. La qual cosa conferma le difficoltà che spesso insorgono nel passaggio di un edificio dallo status di semplice architettura, per quanto pregevole, a quello di bene storico-culturale protetto dalla collettività.
Siamo pertanto anche noi molto addolorati per la grave perdita di un’opera che fin dai tempi in cui iniziai ad approfondire gli studi di architettura contemporanea trovai molto ingegnosa in quanto libera da schematismi corrivi. Sia per l’assetto funzionale (“bi-nucleare” come è stato definito ma che in realtà sarebbe “tri-nucleare” se si considera anche la casa per gli ospiti con garage), sia per gli aspetti formali (come nei tetti aventi falde con pendenze insolite ovvero simili ad “ali di farfalla”), sia per le connotazioni materiche (uso di pietra, legno, etc.), che concorsero a rinnovare e arricchire i canoni progettuali della declinante modernità International Style.
EMas (Emanuele Masiello) – Febbraio 2022
Vedi anche
LA REGOLA AUREA DEL SALDO POSITIVO NEL DEMOLIRE E RICOSTRUIRE