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L’EX INCENERITORE DI SAN DONNINO CONDANNATO A SCOMPARIRE

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L’OCCASIONE D’UNA GITA DOMENICALE LUNGO L’ARNO, ESTEMPORANEA, HA OFFERTO L’OPPORTUNITA’ DI RIOSSERVARE CON INTERESSE L’EX INCENERITORE DI SAN DONNINO, CONDANNATO PURTROPPO A SPARIRE DALLA PIANA A OVEST DI FIRENZE. 

L’ex inceneritore di San Donnino nel suo contesto ambientale

 

Di recente, mi è capitato di fare una passeggiata lungo la sponda destra dell’Arno, tra le Cascine e i Renai, e di riscoprire fortuitamente, oltre i binari della ferrovia, l’ex inceneritore di San Donnino.  Le cui fattezze edilizie, riemerse da ricordi sbiaditi, hanno acceso d’istinto la mia attenzione, per gli evidenti richiami al Funzionalismo, al Costruttivismo, al Brutalismo, ossia a tre correnti architettoniche tra le più importanti del Novecento.  Per intendersi, quelle a cui sono improntate opere ben più famose, quali il Club dei lavoratori Rusakov a Mosca (1927-29), di Konstantin Melnikov, o l’Engineering Building dell’Università di Leicester (1959-63), di James Stirling.  Entrambe aventi volumi con superfici oblique, quali quelle che compaiono, per motivi funzionali, nell’aspetto visibile dell’inceneritore di San Donnino.

Ho quindi colto al volo l’occasione per fotografarlo, seppure solo da lontano e con la basica fotocamera del telefono mobile. Gioiendo per essermi imbattuto, casualmente, in un’opera di quelle che possono rendere fruttuosa ed emozionante un’uscita estemporanea.  Ed opinando al contempo in cuor mio che foss’anche per i soli aspetti formali e materici, oltre che paesaggistici, non si poteva negare che l’ex inceneritore costituisse un edificio degno di essere preservato e considerato includibile nel patrimonio storico-culturale di Firenze e dintorni. 

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Tuttavia, è sopraggiunto un certo sconforto quando ho saputo che per insediarvi un polo per lo smaltimento di rifiuti elettronici si prevede di “riqualificare” l’intera area.  Mediante un’operazione che a quanto pare potrebbe comportare tra l’altro l’abbattimento delle due ciminiere ossia, di fatto, lo sfregio della precipua fisionomia architettonico-ingegneristica dell’ex inceneritore.  Che sparirebbe per sempre dalla piana a ovest di Firenze, dove per decenni è stato un riferimento visivo non certo irrilevante, nell’ibrido e sfrangiato paesaggio tra città e campagna, tra ferrovia e autostrada. 

Non credo che si possa quindi negare che la mutilazione dell’edificio costituirebbe l’ennesimo grave misfatto in area fiorentina. Compiuto dai soliti decisori che si ritengono straconvinti, c’è da giurarlo, di essere pienamente in grado di stabilire il valore o il disvalore degli edifici pubblici la cui sorte è caduta nelle loro mani, come nel caso dell’ex Panificio Militare o della ex Caserma Lupi di Toscana.  Mentre parrebbe che costoro ignorino persino che da lungo tempo, nella prassi progettuale del riuso (o della conversione), si può riuscire benissimo a conciliare la conservazione delle testimonianze edilizie col cambio di funzioni.

Fotosimulazione commissionata da Andrea Panconesi, titolare del negozio di moda LuisaViaRoma,  tesa a mostrare come l’ex inceneritore di San Donnino, ben visibile dall’autostrada, potrebbe essere riusato per comunicazioni pubblicitarie

Tant’è vero che non mancarono idee per recuperare l’ex inceneritore, come quelle avanzate dal famoso architetto Giancarlo de Carlo, o come quelle rinvenibili in varie tesi di laurea curate come docente dall’architetto Alberto Breschi.  Persino l’imprenditore Andrea Panconesi, titolare del noto negozio di moda LuisaViaRoma e quindi una persona non specialista in materia, capì che l’ex inceneritore andava salvato dall’abbattimento e si offrì di colorare a sue spese l’edificio, ben visibile dall’autostrada.  Onde renderlo un presidio territoriale di ancor più forte impatto comunicativo.  Silenzio invece da Ordini professionali, autorità accademiche, associazioni culturali, mezzi di informazione, etc.  Nessuno, a quanto se ne sa, che stia adoperandosi per salvare un edificio che, essendo dismesso da tempo e non nuocendo più a nessuno, potrebbe essere risparmiato dalla tendenza a cancellare le testimonianze più significative della storia antropica dei luoghi.  

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La costruzione dell’inceneritore di San Donnino fu deliberata nel 1967 e l’impianto fu inaugurato nel 1973, per far fonte allo smaltimento dei rifiuti dell’area metropolitana fiorentina. Il suo funzionamento comportò tuttavia l’emissione di sostanze nocive (diossina), per cui si giunse alla chiusura nel 1986, dopo poco più di un decennio di attività.

Da allora, fu quasi inevitabile che si abbattesse sull’impianto una sorta di damnatio memoriae.  Che parrebbe destinata a dissolversi con la decisione cui ho fatto cenno, che però ha tramutato un ordinario e casuale reportage fotografico, pur volto a evidenziare i pregi dell’opera, in un mesto saluto d’addio.  

EMas (Emanuele Masiello) – Marzo 2022


 

Fotografia che illustra la particolare forma dell’ex inceneritore, quale schietta espressione dei suoi congegni funzionali

 

L’ex inceneritore di San Donnino, in una fotografia con un filtro degli anni ’70 (a sinistra) e un filtro degli anni ’80 (a destra). NB – La fotografia è volutamente un po’ sfuocata in quanto l’edificio è condannato alla sparizione

 

L’ex inceneritore con un pattern sovrapposto che tende a rendere l’idea della sua imminente sparizione

 

Altra immagine dell’ex inceneritore con un pattern sovrapposto

 

L’ex inceneritore di San Donnino nel contesto ambientale della piana dell’Arno a ovest di Firenze

 

Altra immagine dell’inceneritore nel suo contesto della piana dell’Arno fiorentina

 

Le ciminiere gemelle dell’ex inceneritore di San Donnino che sbucano dietro i vagoni merci che transitano sulla ferrovia parallela all’Arno

 

L’ex inceneritore di San Donnino che purtroppo sparirà dal panorama delle opere architettonico-ingegneristiche che hanno segnato nel tempo la peculiare fisionomia del patrimonio costruito fiorentino

Per saperne di più sul pregio specifico delle architetture impiantistiche:  

  • Martina Dudda, Architettura [e] tecnica \ Funzione forma valore delle architetture tecniche per le reti infrastrutturali, tesi di Dottorato di Ricerca in Architettura \ Teoria e progetto, Università di Roma La Sapienza, XXIX ciclo, Curriculum A, coord. Prof. Antonino Saggio, tutor prof. Roberto Secchi, co-tutor prof. Domizia Mandolesi

 

L’ubicazione dell’ex inceneritore di San Donnino, nella piana dell’Arno a ovest di Firenze. Da Google Maps 2022

 

L’ex inceneritore visto dalla autostrada, viaggiando in direzione di Roma. Da Google Maps / Street View – ottobre 2022

 

Altra immagine dell’ex inceneritore, visto dalla strada da cui si accede al resede pertinenziale. Da Google Maps – Street View aprile 2022

 

L’ex inceneritore visto dall’interno del resede di pertinenza. Da Wikimedia Commons

 

Il portale principale di accesso all’area dell’ex inceneritore, caratterizzato da schietto brutalismo cementizio. Da Google Maps / Street View – aprile 2022

 


A sinistra, il Club dei lavoratori “Rusakov” a Mosca (1927-29), di Konstantin Melnikov, e, a destra, l’Engineering Building dell’Università di Leicester (1959-63), di James Stirling. Opere entrambe intrise di Funzionalismo, Costruttivismo, Brutalismo, assumibili quali riferimenti illustri riferimenti morfologici per la modellazione dell’ex inceneritore di San Donnino

 

 

 

 

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